Qualche nota su “Il vincolo stupido. Europa e Italia nella crisi dell’euro” di Marcello Degni e Paolo De Ioanna (pagg. 231, euro 22,00) Alberto Castelvecchi Editore, Roma, 2015.
di Riccardo Cipollari, studente universitario
Se l’Italia e l’Europa non vogliono affogare nel mare impervio del mondo e del mercato globalizzato siamo davvero sicuri che il rigorismo tedesco sia ciò di cui abbiamo bisogno?
È la domanda da cui partono Marcello Degni e Paolo De Ioanna nel loro libro “Il vincolo stupido”, che ci spinge a riflettere e riconsiderare molti dei dogmi che gli statisti e i nostri politici ci hanno imposto quasi come mandato divino. Domanda che dovrebbero porsi anche Francia, Spagna, Portogallo e la stessa Germania, costantemente ossessionate dai parametri economico-finanziari mentre si dovrebbe pensare ad una alternativa più flessibile che si basi su nuovi investimenti pubblici e su di una vera integrazione politica europea. Insomma, il modo per uscire dalla crisi, secondo gli autori, sta proprio nel realizzare quell’unione politica tanto agognata dai nostri padri fondatori; l’alternativa è un lento ed inevitabile declino del nostro continente sulla scena mondiale. Il libro, articolato in sette capitoli, si prefigge di sviscerare i problemi che attanagliano l’Europa, analizzandone le cause in modo chiaro e dettagliato. Inoltre, come a voler mettere una lente di ingrandimento sul più piccolo dei dettagli, non manca di posare il suo sguardo sul nostro Paese e sulla Germania, mettendo in luce, di entrambe le nazioni, ritardi, errori ed inefficienze, spesso dimenticati o volutamente trascurati per poter scaricare tutte le colpe sugli enti sovranazionali. Gli autori si spingono ancor più in là, rimettendo in discussione l’idea del capitalismo che oggi domina l’Europa e la stessa immagine dell’imprenditore nonché il suo rapporto con il pubblico, smontando idee sedimentatesi con tale forza nel nostro immaginario da sembrare monolitiche.
Proprio per questa volontà di analisi accurata, che non vuole tralasciare alcun dettaglio o lasciare spazio a semplificazioni eccessive, il lettore potrebbe trovarsi spaesato in alcuni capitoli, intrisi di formule, tecnicismi e tabelle ricche di dati, ma che risultano quanto mai necessari per capire i meccanismi che si vanno a contestare e che fungono da base per le alternative proposte da Degni e Ioanna. In un mercato librario ormai saturo di testi che promettono soluzioni contro l’euro e contro l’Europa, “Il vincolo stupido” ha il coraggio di andare controcorrente, portando al tavolo della discussione argomentazioni valide e serie, anche se un po’ complicate per i “non addetti ai lavori”, a favore della così tanto bistrattata Unione Europea; ma ha anche la forza di ammonire il lettore sul peso che egli stesso, in quanto cittadino europeo, deve e può giocare sul futuro che attende il nostro continente, portandolo a ripensare il rapporto che può correre fra pubblico e privato. Se così non sarà, i movimenti disgregativi, ormai visibili da tutti nel nostro quotidiano, potrebbero prendere forza tale da non essere più arrestabili o reversibili. Per alcuni questo potrebbe essere auspicabile, ma comporterebbe un salto nel vuoto per tutta l’Europa, un salto fatto di terribili sacrifici che finirebbero per gravare solo sulla parte più debole della nostra società.