Il 10 dicembre si è tenuto sulla piattaforma Microsoft Teams il seminario dal titolo “La crisi dello stato di diritto in Polonia e Ungheria e le risposte dell’Unione Europea”, evento inaugurale del corso “The Rule of Law in the EU Member States”, organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste e co-finanziato dall’Unione Europea. Attraverso numerosi interventi il seminario ha messo in luce la deriva illiberale della Polonia e dell’Ungheria, le risposte dell’Unione europea adottate per fronteggiare la crisi dello stato di diritto e il ruolo dei mass media nella comunicazione delle notizie riguardanti i paesi dell’Europa centro-orientale e nella diffusione dei valori fondanti dell’Unione Europea.
Nella prima parte del webinar è stata illustrata la degenerazione dello stato di diritto in Polonia e in Ungheria e gli strumenti posseduti dall’Ue per contrastare tale processo, ponendo in rilievo sia le analogie che accomunano i due stati dal punto di vista storico e geografico, che le differenze.
Gli stati dell’Europa centro-orientale vengono solitamente considerati come un blocco unico poiché sono stati soggetti a tre comuni grandi transizioni storico-politiche quali la conquista dell’indipendenza a seguito della prima guerra mondiale, la transizione verso il modello socialista nella seconda metà del XX secolo e la transizione liberal-democratica alla fine degli anni ’80. Nell’ottica di un’integrazione congiunta nell’Unione Europea, le ex repubbliche socialiste, all’inizio degli anni ’90, avevano dato luogo al famoso gruppo di Visegrad, un gruppo di cooperazione in ambito politico, culturale ed economico che oggi più che mai si contraddistingue per le posizioni euroscettiche e la deriva illiberale. Nonostante gli sforzi iniziali messi in atto dalla Polonia e dall’Ungheria per adeguare il proprio assetto costituzionale ai valori fondanti dell’Unione Europea, negli ultimi anni si assiste all’evoluzione di un fenomeno di controtendenza che mina la preservazione dello stato di diritto e che viene ricondotto principalmente alla debolezza della stessa transizione, ritenuta da molti studiosi ancora in corso.
Per quanto riguarda l’Ungheria, la deriva illiberale è incominciata con la presa di potere del partito populista ed euroscettico Fidesz nel 2010, guidato da Victor Orban, che attraverso numerose modifiche costituzionali ha ridimensionato il ruolo della Corte Costituzionale, accentrato il potere nell’esecutivo e limitato le libertà civili fondamentali.
La trasformazione illiberale polacca è avvenuta più recentemente, nel 2015, con l’ottenimento della maggioranza parlamentare del Pis, un partito di stampo ultra-conservatore e cattolico che attraverso la riforma della giustizia ha reso la magistratura di fatto dipendente dall’organo esecutivo, comportando, oltretutto, a differenza del caso ungherese, una notevole mobilitazione civile di protesta e l’avvio di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea per la violazione dello stato di diritto.
Una particolare attenzione durante i lavori è stata dedicata al significato dello stato di diritto. Lo stato di diritto è quel principio fondante dell’Unione sancito dall’art. 2 TUE per cui il potere giudiziario deve caratterizzarsi per l’indipendenza da altri poteri. La violazione dei valori fondanti dell’Unione Europea in virtù dell’art. 7 TUE può determinare una procedura di infrazione attraverso un controllo di tipo preventivo, nel caso un paese membro rischi la violazione di un principio, o uno successivo, ovvero sanzionatorio, qualora si verifichi una violazione. In questo quadro si inserisce la recente introduzione di un meccanismo che consente la sospensione dei pagamenti dal bilancio UE a uno stato membro in caso di violazione dello stato di diritto, approvata dal Parlamento europeo in concomitanza con il Consiglio il 16 dicembre 2020.
Nella seconda parte del seminario è stata affrontata la questione riguardante l’atteggiamento dei mass media, spesso generalizzante e poco approfondito, nei confronti delle dinamiche che stanno investendo l’Europa Centro-orientale e il fondamentale ruolo che le organizzazioni territoriali ricoprono nella trasmissione della conoscenza e della consapevolezza ai cittadini, in particolare ai giovani. Risulta evidente che i mass-media trascurano la complessità e le differenze politico-istituzionali che caratterizzano la deriva illiberale della Polonia e dell’Ungheria, che si configura come parte del lento e complicato processo della transizione verso un sistema liberal-democratico. In quest’ottica dunque, l’influenza delle associazioni che promuovono l’informazione e la conoscenza dei valori fondanti dell’Unione Europea è vitale per la sopravvivenza dello stesso spirito democratico. In Friuli Venezia Giulia sono L’Accademia Europeista del FVG e l’Europe Direct a impegnarsi nella diffusione delle informazioni e ad avvicinare i cittadini a quella che è la complessa e variegata realtà europea.
di Klaudia Ziemniak